La Memoria - le tipologie

La memoria: tutti ne abbiamo parlato e sentito parlare, tutti ne abbiamo conosciuto almeno una volta i capricci.  Chi ha dimenticato le chiavi della macchina, chi non riesce a ricordarsi un nome, chi ha una parola "sulla punta della lingua" , e chi invece l'ha proprio smarrita,  per una demenza, dopo un incidente, o dopo un improvviso quanto terribile ictus. Ma cos'è davvero la memoria? Quale processo ci dona l'opportunità di avere un passato, e tramite esso, comprendere il nostro presente? In questo articolo, andremo a scoprire le principali componenti della memoria,  che sì, non è un elemento unitario, bensì un sistema enormemente complesso di moduli talvolta indipendenti.

Memoria

La memoria va considerata in termini neuropsicologici come un conglomerato di numerosi processi fra loro collaboranti per darci la sensazione di coerenza nel flusso temporale della nostra vita. Tuttavia, benché questo sia indubbiamente controintuitivo, le sue componenti non sono sempre associate: anzi, alcune di esse sono completamente dissociate, o meglio, doppiamente dissociate. Per evitare di perderci nel dedalo delle terminologie tecniche cominciamo con il chiarire cosa si intenda per dissociazione in neuropsicologia. Una funzione è dissociata da un'altra quando riesce a manifestare la sua azione a prescindere dall'attività della seconda: per esempio, è facile intuire come la capacità di muovere la vostra mano destra sia indipendente dal riuscire a gustarsi un buon gelato al limone. Quando una prima facoltà è indipendente dalla seconda ma non viceversa si parla di dissociazione semplice: è il caso del movimento di una mano e quello di un braccio. Quando invece danneggiando la prima non si danneggia la seconda e ledendo la seconda non si arreca nocumento alla prima si intende una dissociazione doppia: nell'esempio precedente, se perdete la mano potrete sempre mangiare un gelato, e se perdete il gusto potrete sempre usare la mano. Esaurita questa debita premessa, andiamo a enucleare le principali componenti della memoria: le distingueremo in base a un vettore temporale e in base alla qualità delle informazioni elaborate.

Innanzitutto, distinguiamo le tipologie di memorie lungo l'asse temporale. Quando uno stimolo ci raggiunge passa tre step di memoria: memoria sensoriale, memoria a breve termine e memoria a lungo termine. La memoria sensoriale dura pochi secondi. Immaginiamo che un calabrone ci passi a tutta velocità davanti agli occhi: la memoria sensoriale ci consente di ricordare che qualcosa sia volato davanti a noi, senza che tuttavia riusciamo bene ad afferrare cosa sia stato. Come immaginerete, in ogni istante siamo bombardati costantemente da mille stimoli esterni: come mai ci ricordiamo solo pochi fra essi? Per merito dell'attenzione: agendo come una sorta di collo di bottiglia, seleziona gli input che ci interessano lasciando fuori gli altri; ma questo è un altro argomento, torniamo a noi. Dopo la memoria sensoriale, subentra la memoria a breve termine: dura un po' di più, diciamo intorno ai trenta secondi. Se nell'esempio di prima abbiamo prestato sufficiente attenzione, subito dopo il suo volo ci ricorderemo del nostro simpatico calabrone. Se però questa traccia mestica non viene rinforzata, tramite ripetizione per esempio, decade nell'oblio. Altrimenti, l'informazione passa nella memoria a lungo termine. A questo punto, sarete tentati di pensare che memoria a breve termine e a lungo termine siano in qualche modo associate, che non possa esserci la seconda senza la prima. Vi sbagliate, ma state tranquilli, siete in buona compagnia: insieme a voi, ipotizzarono questa stessa cosa Atkinson e Shiffrin, concependo la memoria come in un modello seriale: prima sensoriale, poi a breve termine e infine a lungo termine. Se così fosse, persone con danni alla memoria a breve termine non potrebbero averne una a lungo termine. Eppure non è così. Un certo H.M., a seguito di un intervento neurochirurgico perse buona parte della sua memoria a lungo termine senza tuttavia vedere in alcun modo intaccata la sua capacità di memorizzare per breve tempo delle informazioni. Al contrario, K.F., dopo una lesione, si trovò nella deprecabile condizione di non poter registrare più di due informazioni nel breve termine, senza tuttavia perdere alcunché del suo passato. Siamo dinnanzi a una doppia dissociazione tra memoria a breve termine e a lungo termine, che di fatto risultano quindi due moduli indipendenti. Della prima si è occupato un certo Baddeley, della seconda un certo Gulding, ma finiremmo fuori tema; rimandiamo questi argomenti a un altro post.

Terminata la disamina sull'asse temporale, procediamo sulle qualità di memoria. Innanzitutto, ogni canale sensoriale ha la sua memoria. Inoltre, soprattutto la memoria a breve termine si ritrova spesso coinvolta in due compiti prevalenti: ricordarsi configurazioni o percorsi nello spazio e rammentare nomi, numeri di telefono o indirizzi. Nel primo caso, siamo di fronte alla memoria visiva e visuospaziale e nel secondo invece alla memoria verbale. Le due sono indipendenti, e sebbene non sia frequente osservare una completa dissociazione tra le due, è tuttavia del tutto possibile, poiché coinvolge aree del cervello differenti. Affrontiamo ora il grande capitolo della memoria a lungo termine. Chi fra voi ha la sventura di avere un caro malato di qualche demenza, avrà notato, fatti salvi alcuni casi, che pur avendo dimenticato fette importanti della propria vita sa ancora magari guidare o fare lavori manuali. Ciò è possibile perché il "saper fare" è appannaggio di un tipo di memoria del tutto indipendente: la memoria procedurale. Quando si impara a fare qualcosa, come andare in bici, guidare, nuotare o ballare, quell'esperienza, quegli schemi di azione, entrano si può dire in profondità nel cervello, creando tracce mnestiche molto solide e al riparo dalle degenerazioni dementigene che invece possono coinvolgere gli strati più esterni del nostro cervello. La memoria procedurale è quindi un modulo mnestico assolutamente indipendente dai ricordi della nostra vita o dalle informazioni che abbiamo immagazzinato. Queste ultime informazioni rientrano nell'alveo della memoria dichiarativa, a sua volta divisa in episodica e semantica. Nella prima branca rinveniamo le scene a cui abbiamo assistito, i film depositati nella nostra mente e che a scelta andiamo a ripescare nella nostra grande videoteca quando vogliamo riproiettare con la nostra cinepresa mentale un ricordo. Fra questi film, quelli che riguardano la nostra vita compongono la memoria autobiografica. Ciò che invece abbiamo imparato a scuola, nomi, date, indirizzi, numeri di telefono costituiscono gli elementi della memoria semantica, grande ricettacolo delle nostre informazioni e delle nostre conoscenze sul mondo. Memoria episodica e semantica non vanno di pari passo: anche loro sono doppiamente dissociate. Citiamo infine un particolare tipo di memoria: la memoria prospettica, quella che ci consente di ricordarci le informazioni fissate nel futuro, come appuntamenti o scadenze.

Con questo articolo spero di aver gettato un po' di luce su quel processo che noi ingenuamente nella vita di tutti i giorni percepiamo come unico. D'altronde, immaginate che questa coerenza venga frantumata e vi renderete conto che ci troveremmo a vivere in una maledizione di disordine insopportabile. Eppure la memoria, ciò che ci rende chi siamo, le nostre conoscenze, la nostra storia, le nostre abilità, sono tanti moduli parcellizzati e riuniti insieme in ciò che noi chiamiamo coscienza. Sei curioso di approfondire a questo punto cosa sia la coscienza e come tutti questi moduli vengano riuniti insieme? Sei pronto per fare il neuroscienziato, poiché stai parlando di uno dei due fra i più grandi problemi delle Neuroscienze odierne. Di questi delicatissimi argomenti, tratteremo nella sezione "Neuroscienze" di questo blog.

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A presto!

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